domenica 14 ottobre 2012

XIII) Orologio, mon amour


Più e più volte, a tempo perso, mi domando se esista il tempo. Me lo domando non già perché "vassene il tempo e l'uom non se n'avvede", giusto Dante: giunto alla mia età non voglio cedere all'elegìa che forse, ahimè!, mi sarebbe fatale. Me lo domando perché se esiste il tempo non può esìstere l' "essere" ma soltanto il "divenire", nel quale l '"unità" dell'èssere non ha alcuna possibilità di risultare in modo definito, stante la perenne mutazione. Se per contro il tempo non esiste - ipòtesi che tengo per più poetica e suggestiva - l' "èssere" ha modo d'esìstere, e con lui l'infinito temporale, che è perlappunto negazione del tempo (1).

Ebbene, che il tempo esista o no, nell'un caso e nell'altro esìstono fuor d'ogni ragionèvole dubbio, per prova provata, gli orologi. E' assolutamente chiaro che se il tempo esiste, questi ordigni assùmono una funzione concreta ed un utilizzo pràtico, e la loro esistenza risponde ad una realtà con la quale èntrano in un rapporto per così dire dialèttico. Però se il tempo non esiste, gli orologi, contrariamente all'apparenza, assùmono un valore ben più profondo e un ufficio affatto decisivo: illùdono gli uomini circa l'esistenza dell'inesistente tempo. Intendo dire che chi fàbbrica orologi fàbbrica illusioni. E nulla è più fàcile che illùdersi giacché l'uomo, notava Demostene, crede vero ciò che desìdera; e se le ha perdute tutte, le illusioni, notava Giovanni Boine, le cerca. E l'illusione del tempo, si sa, è tra quelle che maggiormente responsabilìzzano chi le ingènera e le pratica. Fabbricare orologi significa dare all'èssere umano il modo di tracciarsi una via e, al caso, di seminarvi roseti e gramigne, d'agghindarla di festoni o di dissestarla di sùbiti dirupi. L'orologio con il suo contraddittorio andare verso il nulla adombra uno spettàcolo formidàbile di fantasmi che si sussèguono senza moto, dànzano senza passi, rìdono senz'occhi, piàngono senza làcrime... L'orologio piace perché s'invera in un dramma, in una commedia, in una farsa i cui personaggi sono reali sulla scena ed insieme finti rispetto a quanti se ne "commuòvono". L'orologio batte secondi, minuti, quarti, mezz'ore e ore. Batte lustri, e fin secoli. Se si rompe e s'arresta, incredibile dictu, pure il tempo si rompe e s'arresta. E dunque anche in siffatto modo l'orologio dà un ragguaglio sullo stato del tempo. L'illusione si còmplica e il prodigio s'illùmina. Guarde te! l'àlacre fabbricante patisce il crudo rimbrotto del possessore dell'orologio guasto mentre si aspetterebbe dallo sciocco cliente almeno un attestato di gratitùdine per il virtuosismo dell'inatteso e miracoloso fenòmeno...

Non mi è punto discaro ricordare qui a margine che detentori e prodi maestri degli ordigni atti alla stima del celato andar del tempo sono gli svizzeri, i quali in verdi e butirrose valli (alpestri e/o lacustri) s'ingègnano da illo tempore al buon èsito d'un molto pregiando prodotto. Dalle auree e più note Maisons ne svettano a mio avviso tre: Patek Philippe, Breguet, Vacheron Constantin. Indossa il Patek Philippe l'uomo che ascolta Bach e Webern, legge Tommaso d'Aquino e Wittgenstein, ama Mondriaan e Klee, ed inoltre il top manager, lo scienziato, l'inappagàbile. Indossa il Breguet l'uomo che ascolta Chopin e Ravel, legge Walter Pater e D'Annunzio, ama il Beato angelico e il Pontormo, ed inoltre l'indòssano l'esteta, il raffinato ed un tantinello "decadente" se non decaduto tout-court. Indossa il Vacheron Constantin l'uomo che ascolta Mozart e Mendelsshon, legge Schiller e Leopardi, ama Giorgione e Hartung, ed inoltre il viveur, il levigato, il nobile, il distratto...

 Ogni uomo comunque badi ad indossare l'orologio d'acciaio (mai d'oro) ed automatico nel corso delle attività  sportive, e solo in questo caso gli sia consentito il cronografo. Usi l'orologio d'oro giallo e automatico per il tempo dedicato all'attività professionale. D'oro rosa e automatico per il pomeriggio divagante. D'oro bianco (e mai d'acciaio) e a càrica manuale per la sera. Di plàtino, senza piccoli secondi e senza alcuna complicazione, ed a càrica manuale, per la gran sera. L'estrema raffinatezza di chi ha la responsabilità estètica d'indossare quest'ùltimo e prezioso orologio consiste nel non dargli la càrica, giacché nella notte il tempo è una volgare intrusione e l'orologio immoto ne è squisita, sentimental testimonianza.
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(1) Fra un tempo inesistente ed un tempo rettilineo, osservo eccezionalissimamente il "tertium datur", ossia il tempo circolare. L'eterno ritorno. Anche questa un'illusione?

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