Una volta accettata da siffatta angolazione l'essenza dell'arte sacra bachiana, viene altresì modificato il valore del problema concernente l'interpretazione esecutiva. Si dibatte con fervore da oltre trent'anni la necessità d'affrontare i testi dell'època rinascimentale e barocca con metodologìa improntata a efficientismo filològico, onde restituire veste originaria alle òpere. Ma il nodo essenziale non è la resa di una "veridicità" sonora aridamente storicìstica, d'altronde quasi impossìbile a cògliersi per difetto di strumenti d'indàgine. Piuttosto occorre rapportare all'esperienza estètica contemporanea il "sentimento" di quell'Assoluto il quale, ponèndosi al di fuori di ogni dinàmica al contrario del "clàssico" e del "romàntico", non esige ricostruzione di radicale ed esasperata fedeltà, e perciò irrealizzàbile, bensì un "intelligente" atto di fede, un'emotività interpretativa che, nutrita di presente, rifranga nel presente l'infinita pulsione metafìsica. Esempi: quando Wilhelm Furtwaengler o Joseph Mengelberg dirigevano la "Passione secondo Matteo", pur avvolgendola nelle auree ancora pregnanti della "Romantik", recavano da essa la cifra di una straordinaria ed "esaustiva" espressività.
Va da sé che l' "attualizzazione" di una mùsica litùrgica barocca non signìfica punto travòlgerne lo stile ed ignorarne i segni e i riferimenti sintàttici: allo stesso modo che l'impiego appropriato di strumenti d'època ci avvicina alla contingenza dell'estrinsecazione coloristica. Contingenza, giacché se la musica di Chopin è inimmaginàbile al clavicèmbalo, Bach è parimenti esaltato sul violino o sulla viola d'amore, e "Die Kunst der Fuge" esprime il sublime sia mediante l'òrgano sia sul quartetto d'archi, o addirittura nell'astratta lettura sul pentagramma.

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