domenica 14 ottobre 2012

XV) L'italiano detronizzato


Ogni lingua è indispensàbile all'uomo perché è la generatrice del pensiero. La parola è l'opificio delle idee: vale a dire che a cercar vocàboli trovi concetti. Per pensare è indispensàbile una lingua verbale, che in primo luogo distingua l'uomo dagli altri animali.

Sarebbe forse bello se il mondo usasse un solo idioma, così come, a giudizio pitagòrico, esiste di là dalle sìngole mùsiche una mùsica còsmica: "la mùsica delle sfere".  Si potrebbe eccepire che una lingua comune i terrestri oggi già ce l'hanno: l'anglo-americano... Libera nos Domine, giacché poco o punto ha più a che fare con l'inglese di Shakespeare e di Byron questa sozza farràgine di slang, di sgangheramenti labbiali, d'umori gutturali: sentina delle peggio costumanze linguìstiche d'ogni lingua scaraventata nella secchia pseudo anglista. Ma quanto più esùlcera taluno non è l'inglesite bensì il graduale rincular della lingua italiana nella considerazione de' pòpoli. Lingua dolce al pari di poche altre a cominciare da Petrarca, fantàstica come ne "L'Orlando furioso" ed eglogista nel Tasso, linda alla Baretti e supercoccolosa alla Metastasio, per tacere delle umide deliquescenze dannunziane e dei disfrenati "pasticciacci" verbali del sublime ingegner Gadda...

L'idioma del "sì" non è mai stato veicolo di polìtica o scienza, men che mai di morale e pràtica culinaria, ma è stato scranno corrusco dell'arte: di tutte le arti nel tumultuoso fluire de' sècoli, in specie dalla Rinascenza in poi. E fra le arti la mùsica, le cui semibiscrome sono state quasi sempre sollecitate ai suoni da tèrmini italiani: metti "Allegro", "Adagio", "Vivace", "Andante" nell'andar dei sogni sonori al colmo della commozione. E nel Settecento il melodramma parlava italiano, e nùgoli di mùsici europei musicàvano libretti italiani: basterebbe por mente a Mozart, che assunse i testi di Lorenzo Da Ponte onde dar pàlpito di poesia a tre capolavori assoluti quali "Don Giovanni", "Le nozze di Figaro" e "Così fan tutte". E nel sècolo dècimo nono l'òpera di Rossini ed in parte il melodramma emiliano di Verdi dettàrono legge fintanto che Richard Wagner non prese a conficcare nelle carni ormai "decadenti" degli ascoltatori i tòssici teutònici: l'ìtala favella si spaurò e s'appartò all'ombra dei Corazzini e Gozzano, non ostanti le tonitruanze di Mascagni & Leoncavallo...

Nàrrasi oggidì che la lingua dello Stivale non solo è clamorosamente stuprata sul bel (?) suol natìo, ma va chiudendo il labbro anche nelle scuole d'ogni òrdine e grado del globo... Quanto garberebbe ad una nostra ipotètica fierezza poter sclamare: "Peggio per te, globo sordo ed afasico! Già che non conosci la differenza tra manti e cenci, tu ciancia, ciancia pure nell'obbrobrioso inghilese!". Ma la suddetta fierezza ce l'hanno umiliata da lunga pezza, ed ora essa non può che prender vergogna di se stessa.

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