lunedì 15 ottobre 2012
XXVIII) Andrés Segovia
Uomo retto, di saldi principi, senza grilli pel capo, Andrés Segovia aveva del contadinesco. Su tutti prediligeva Bach, che definiva l'Himalaia dei compositori.
Ciò che nell'Ottocento Chopin e Liszt sono stati per il pianoforte, e Paganini per il violino, nel Novecento Segovia è stato per la chitarra.
E' stato lui a trarre la chitarra da una sfera appartata e tìmida, o di mera caratterizzazione colorìstica, o di vilesco tratto folklorico, per elevarla al rango d'imponente voce espressiva.
E infatti disse una volta: "La mia più profonda soddisfazione non viene dalle ovazioni che mi sono tributate ma dalla consapevolezza d'aver dato alla chitarra il posto che essa merita nella gallerìa degli strumenti musicali",
Mentre altri interpreti, pur eccellentissimi, dèbbono qualcosa ai loro strumenti, egli non deve nulla alla chitarra, ma essa a lui tutto.
Negli ultimi anni di vita, pacioso e olimpico come un Goethe, sorridente sempre sotto spessi occhiali, arguto e lèpido nell'eloquio, il maestro spagnuolo se ne iva girando per il mondo con ritmi giudiziosi: a raccogliere i frutti di una fama madornale, da nessun altro artista vivente superata.
La sua chitarra in ùltimo non era neppur più una chitarra.
Aveva dita grandi e sòffici, che si distendevano e abbracciavano lo strumento con una teorìa di carezze. Toccava le corde con gesto minuto e però suscitava un'intensità sonora incomparabilmente effusa. E le note, pari ad un'immateriale cascata di lucori, fondàvano la loro perentorietà non già sulle mani ma su le arcane radici del sentimento.
Non gli piaceva punto la mùsica radicale novecentesca (salvo eccezioni) giudicata un guazzabuglio, ma aveva cultura e sensibilità per godere dell'arte del Novecento, amico di pittori, poeti, intellettuali e filòsofi. Palesava spiriti sottili, e talvolta grotteschi.
Odiava la chitarra elèttrica, ritenuta prostituzione dello strumento originale. Studiava un'ora e un quarto ogni giorno, prima e\o dopo i pasti.
Soffrì anche duramente: quando gli morì il figlio diciottenne. Ma era, in complesso, congruamente contento del vìvere. Così pregava Iddio: "Signor mio, non sono ancora degno della Tua Gloria: làsciami, dunque, ancora un po' quaggiù".
Quaggiù Segovia fu lasciato in vita novantatrè anni, e in òttima salute.
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